Dodici anni fa, nel 2012, forte di un’esperienza ventennale nel campo dell’insegnamento teatrale ho coniato la Strategia Poetica, disciplina artistica che aiuta me e le persone a compiere un viaggio trasformativo attraverso piccole azioni interiori da svolgere nel quotidiano, una su tutte accorgersi di come veniamo usati dal nostro Narratore Emotivo Interiore. In poche righe ho già scritto due volte “Interiore” e con questa son tre! Sì, non è facile spiegarlo in un articolo, dunque, lo dico subito: la Strategia Poetica non propone scorciatoie e non compie nessun miracolo, anzi. La vita è davvero una questione assai disperata sotto tanti aspetti, ma… non scoraggiamoci, dai! Ci sono persone che si avvicinano alla mia Strategia Poetica perché ne hanno già provate di tutte e pensano “ma, dai, proviamo anche questa!”, altre vi si avvicinano perché ne hanno sentito parlare da chi la sta provando oppure hanno letto il mio libro, altre ancora perché attratte dal nome. Quando spiego che per smettere di incasinarsi la vita compiendo e pensando tante cose inutili e sconsideratezze varie, si può fare questo e quest’altro e quest’altro ancora, comincia una specie di battaglia: “caspita è davvero interessante quello che mi racconti… però… non è facile da realizzare!”, oppure “wow, è vero e molto interessante, ma è anche impegnativo…” oppure “lo sto facendo e funziona, anche se non è facile!” e via dicendo; così, specie negli ultimi due o tre anni, all’inizio di un incontro, di una serata o di un workshop esordisco citando proprio queste frasi, tutti ridono e ci rilassiamo subito. L’”Io”, infatti, lo dobbiamo prima di tutto silenziare un po’… ma per farlo dobbiamo tendergli piccole trappole strategiche… altrimenti manco se lo sogna di acquietarsi! Ciò che propongo in fin dei conti è semplice, ma richiede, appunto, tempo e allenamento poetici, nonostante i risultati siano tangibili fin da subito. In altre parole: ve lo assicuro, è molto più impegnativo proseguire nel fare e pensare ciò che generalmente fa e pensa quotidianamente il nostro Ego - Narratore Emotivo! Durante i miei corsi, a volte, qualcuno si arrabbia perfino con me! Eh, ma allora andate affancullo, come diceva un amico. In realtà ciò che mando affancullo non è voi, ci mancherebbe, ma quell’Ego con il quale ci identifichiamo un po’ troppo! “Tu avele fletta? Andale in culo”, ripeteva all’infinito una barzelletta che mi raccontavano da bambino, qualcuno forse la ricorda? Per fare in modo di non lasciarsi sopraffare dalla vita complicata nella quale ci siamo cacciati (vita impregnata di mente condizionata dalla nostra educazione egoica), bisognerebbe iniziare a scendere dentro di noi con nuovo spirito, nuovi modi di vedere, di sentire, di percepire. Chi celca tlova, dice il proverbio! Ma dov’è il “nuovo” di cui tutti vanno continuamente in cerca? Siamo stantii? Andati? Il fatto è che il nostro Ego è come un treno ad altissima velocità lanciato verso… un Nuovo che non esiste! Eccoci tutti imbottiti di chiacchiere pericolose, a farneticare, fare guerre tra di noi, scrivere le peggio cose sui Social Network, assassinare bambini e persone innocenti, torturare animali e via dicendo... Quindi, da dove partire? Nel consueto, disperato, infinito ed inutile vagolare egoico di ogni giorno, ho lentamente scoperto uno specifico luogo in cui entrare, e nel quale incontrare i tanti personaggi che mi abitano; li osservo e cerco di aprirci un dialogo: alcuni sono docili, gentili, loquaci, altri scontrosi, arrabbiati, altri oscuri, confusi, maniaci, altri ancora distrutti dalla fatica di una vita e quasi non si muovono più, altri iperattivi, sempre al centro, altri ancora stanno dietro le quinte, non entrano mai in scena… e così via. Questo luogo strategico, che chiamo il nostro Palcoscenico Interiore, mi aiuta a comprendere quando e quale personaggio si è impadronito in toto della scena, quando e quali personaggi combattono - inutilmente - tra di loro e quando ad esempio è il caso di compiere dei cambi di scena, sapendo che ogni personaggio sono me e che io sono ognuno di loro. Questa Visione Poetica, attraverso compiti quotidiani interiori ma non solo, da sperimentare subito, diventa una vera e propria pratica che cambia profondamente la prospettiva e la qualità della nostra vita: richiede tempo e un certo allenamento, che diamine, altrimenti, beh!... andale in cullo! Adesso è il caso di dire “Non ho più fletta, ma il mio EGO sì!”, ecco come stanno le cose. La vita è un tentativo. Del resto IO poco o quasi niente so, poiché Io ego, tu eghi, egli/ella ega, noi eghiamo, voi egate, essi egono…
Se vuoi commentare ti leggo volentieri.
Comments