Ti ricordi quando eravamo alle scuole elementari? Ti ricordi di quel qualcuno che veniva pressoché dimenticato, un bambino o una bambina che rimanevano spesso in disparte, che non venivano invitati ai giochi durante la ricreazione, ai compleanni e così via? Poi, alle scuole medie e alle superiori la storia continuava con altri coetanei, e avanti fino così fino ad oggi. Magari eravamo o siamo proprio noi queste identità nel buio! O forse lo siamo per qualcuno e non lo sappiamo ancora e, chissà, non lo sapremo mai. E tutti quelli che, invece, lo sono per voi, per noi, per me? Ieri, uscendo da un centro specializzato dopo aver fatto una radiografia ai polmoni, per un pelo non mi scontro con una persona: talmente immerso nel mio mondo, nei miei interrogativi e timori, che non vedevo ad un metro di distanza. Qualche centinaio di metri più avanti ed ecco che un’altra persona, seduta a terra, mi sfiora con la sua voce, “buongiorno”, io gli rispondo gentilmente “salve”, penso di lasciargli una moneta da un euro, poi penso da due euro e infine penso ad una banconota da cinque euro e, proseguendo con i miei pensieri “torno indietro… ma servirebbe? magari si offende… gli domando che ci fa lì… come va la vita? scusa non ti avevo visto? Sarà alcolizzata… come o cosa potrei fare? ” e tante altre cose… Continuo a camminare verso la mia auto per tornare a casa. I pensieri, piano piano, riprendono il proprio corso, come quando viene aperta una diga e l’acqua si incanala da brava nel letto secco del vecchio fiume. Fa così la mente: si adagia e si esalta, schizza e si addormenta, è abituata, insegue il proprio percorso, gira su se stessa come una trottolina; si scarica, qualcuno/qualcosa le dà la carica e lei riparte, compie il solito, identico giro e lo ripete all’infinito, giorni, mesi, anni. Ci vuole allenamento e attenzione per non morire, Pardon, per non ritrovarsi morti senza accorgersene. E come fa un morto ad accorgersi di essere morto? I migranti, i ladri, gli invasori, i nullafacenti, i disoccupati, gli imprenditori, i dottori, gli operatori ecologici, i neri, gli architetti, gli stupratori, i bianchi, i mascalzoni, i filantropi; i politici, gli handicappati, i poliziotti, i prof e gli allenatori, gli analisti e gli assistenti di volo e i cantanti e i baristi, i diversamente abili, i fotografi e i consulenti del lavoro, i capotreni, gli archivisti, i guerrafondai, i poveri, gli sfigati; gli assassini, i dimenticati, gli stronzi, i mendicanti e i ricchi e i razzisti e gli animalisti, i bastardi, i vegetariani, gli onnivori, i sognatori, i guerrafondai, i cinesi, i mascalzoni, i capitalisti, i morti di fame e gli animatori turistici e gli sciatori e i manipolatori, gli impiegati, i semplici e gli arroganti, gli arrivisti, i religiosi, gli zingari, gli italiani, i teatranti, i praticanti, gl’incravattati, i casellanti… E finché potrete, quasi sempre tutto al maschile! Non sia mai dovessimo confonderci con qualche indesiderata identità. Bella te che sei femmina, identità! Meravigliosa, bistrattata, zoppa, balbuziente, cieca, silenziosa, arrancante parola che naviga attraverso gli astri, indipendente dal mondo terreno-umano e dal significato ristretto che ti abbiamo affibbiato addosso. Chi sei? Marchiata, violentata, contrassegnata, violata identità. “Le sue generalità, prego”: luogo e data di nascita! Altezza, colore occhi e pelle! Residenza, CF, professione, reddito, etc! Nient’altro? Stremata, sminuzzata, sfinita identità. Stiamo attenti, potremmo essere i morti che non credevamo di essere. Bau bau! Chi sei? Sono l’uomo nero dentro di me!
- federicobarsanti2
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